1995 Si fa presto a dire avvocato

SI FA PRESTO A DIRE AVVOCATO

E' stato piuttosto difficile sottrarmi al rischio di cadere nella retorica nel momento in cui sono tornato a firmare la Rassegna degli Avvocati Italiani, specialmente nel venticinquesimo anniversario della sua nuova serie, coincidente con l'importante Congresso svolto a Catania dall'Associazione Nazionale Forense, proprietaria della testata e con una potenziale platea di avvocati che, ormai, ha superato soglia centoventimila.

Dico subito che il mio pensiero affettuoso è andato a tutti i Colleghi ed in particolare a coloro che si sono succeduti nella direzione della pubblicazione: l'argenteo anniversario appartiene a tutti e dà la prova di slancio, disponibilità e passione che rappresentano il ricco patrimonio che, malgrado tutto, l'avvocatura ancora possiede.

Se alla ben nota espressione "troppi avvocati" di Calamandrei, fa oggi eco un ricorrente "io, l'avvocato", che esprime un ritorno forte ad una carica di individualismo combattivo nel dedalo delle leggi, dei percorsi giudiziari, delle sollecitazioni del mercato, delle esigenze di supporto tecnico, culturale e scientifico, è perchè l'avvocatura italiana, nel suo complesso ha da dire ancora la sua. Anche se lo fa, spesso, in modo frastagliato, settoriale, talvolta un po' rissoso.

Eppure, con sconcertante attualità, si avverte la necessità del richiamo anche ai princìpi della Carta Rivendicativa degli Avvocati Italiani, che rappresentò negli anni sessanta il palinsesto della nuova avvocatura ed il segnale del cambiamento del modello di esercizio della professione. Tanto è vero che Prandstraller, nel 1967, registrò che "la libera professione legale può essere oggi considerata come un terreno emblematico della crisi che affligge le professioni in genere, sospese come sono tra la difesa di princìpi e abitudini individualistiche e l'esigenza di legarsi in qualche modo alle funzioni collettive della società. Molto più che altre professioni, essa risente di un bagaglio di valori e d'abitudini trasmesso da epoche in cui l'individualismo imperava incontrastato".

Ed io stesso, nella ricerca svolta venti anni dopo, insieme con la sociologa Pessolano Filos, riuscii ad individuare nel nostro paese un modello abbastanza omogeneo di avvocato "cosciente del proprio mito e della propria tradizione, ma teso alla conquista delle nuove realtà. Un professionista consapevole che il suo ruolo non può essere statico e, pertanto, desideroso di liberarsi dai condizionamenti passati, di riscattarsi rispetto al sistema socio politico generale ed a quello giudiziario in particolare ".

Emerse, allora, l'immagine di un interprete attento alle esigenze dell'utenza, che accettava le spinte innovatrici ed il confronto con le diverse componenti sociali, manifestando una individualità intelligente rispetto a logiche del passato.

* * *



La svolta del nuovo secolo vede gli avvocati, in gran numero, ancora impegnati nella salvaguardia della loro identità e di una storica funzione, ma altrettanto protesi nell'individuare nuovi percorsi che, comunque, non possono essere elusi da galantuomini e gentildonne in toga.

Ecco perchè è felice ed opportuno -ad esempio- mettere old economy e new economy a confronto, sul crinale di un nuovo scenario mondiale, in cui prorompono la fine del lavoro, nuove povertà ed avvenimenti tragicamente premonitori ed è significativo che l'avvocatura italiana, ricca di valori, si metta in discussione senza inficiare la continuità di una sua storia complessa, che ha impegnato gli organismi esponenziali in un difficile ruolo di rappresentanza dei diversi interessi della categoria, ancora non completamente definiti.

Su tutto prevale un malcelato orgoglio dell'appartenenza, che consente di aprire un dialogo con le altre professioni intellettuali, senza rampantismi e senza risentimenti, evitando cadute di stile e, quanto più possibile, il ricorso a quei dirty triks che oggi avvelenano i rapporti interpersonali e politici.

* * *



La Rassegna degli Avvocati Italiani, edita da una associazione che in venticinque anni è stata palestra trasparente e vivace per tanti avvocati, divenuti anche giudici costituzionali, parlamentari, ministri, uomini e donne di cultura e di diritto, tutti accomunati da un immenso rispetto per la legalità e la democrazia, è lieta di aprirsi "agli altri", pubblicando interventi esterni allo specifico associativo, come importante contributo che, certamente, arricchirà il dibattito esistente all'interno dell'avvocatura.