2004 Garantire ai giovani

GARANTIRE AI GIOVANI AVVOCATI PIU' CERTEZZA SUL LORO FUTURO

Da settembre 2003 a gennaio di quest’anno, con un grande fervore di attività, associazioni ed istituzioni forensi hanno rinnovato cariche, hanno promosso iniziative ed hanno valorizzato nuovi assetti organizzativi, anche al fine di assicurare gli oltre centomila avvocati italiani che, nel nome della toga, c’è chi pensa davvero al futuro del libero foro e garantisce oggi un sereno esercizio professionale e domani la prospettiva di un confortevole pensionamento.

Il rinnovo dei quadri dirigenti delle associazioni è coinciso anche con il congresso dell’Organismo Unitario dell’Avvocatura e con l’ascesa di nuovi protagonisti animati da fieri propositi esponenziali, come punto di riferimento dell’ancora magmatico mondo forense del nostro Paese.

Una verifica dello spirito di unità degli avvocati italiani si è avuta in occasione delle cerimonie di inaugurazione del nuovo anno giudiziario e delle biennali elezioni dei consiglieri degli Ordini forensi. Non era necessario possedere la sfera di cristallo per prevedere che 1’avvocatura italiana sarebbe giunta a questi due appuntamenti in ordine sparso e priva di indicazioni aggreganti. L’esperienza degli anni passati e la constatazione dell’assenza di armoniche prospettive di politica forense unitaria, hanno reso palesi i percorsi individuali o dirompenti per far prevalere questa o quella tesi in merito sia alla legislazione, sia alla giurisdizione, sia ai meccanismi di interazione fra gli effettivi esercenti la professione di avvocato.

La toga, il ‘cencio nero” al quale era tanto affezionato Piero Calamandrei (e non solo Lui), è rimasto, così, soltanto il simbolo di un percorso non concluso nell’interesse di tutto il ceto forense. Essa sembra rappresentare - piuttosto - il richiamo ad una sorta di individualismo faidatè che, di fatto, non consente di allontanarsi decisamente dalle miserie umane ed anche dalla suggestione di far mutare le regole o di crearne sempre nuove, allo scopo di canalizzare empiriche aspirazioni verso una parvenza di legalità e di giustizia.

Eppure gli avvocati italiani, fortemente legati a modelli tradizionali di esercizio professionale, si sforzano ancora nella difesa dei loro clienti innanzi tutto nel processo e non dal processo, con la consapevolezza di svolgere un ruolo di difesa dei diritti di tutti i cittadini, in termini di libertà, dignità e lealtà. Essi sanno bene che la professione dell’avvocato necessita di una forte spinta ideale che deve prendere origine dalla formazione e dall’aggiornamento, per evolversi in una ottica di modernità e di risposta effettiva alla domanda di giustizia che ancora proviene, anche se in modo sempre meno convinto, dalla comunità dei cittadini.

E per questo che le associazioni e le istituzioni, se non vogliono rimanere come semplici contenitori per stantie e contumeliari aspirazioni di verticistica egemonia rappresentativa, devono aprirsi al dibattito senza preconcetti e forzature.

Se è vero che nel tempo presente non si riesce a contare su forme di organizzazione collettiva ad ampia dimensione che assicurino un vero ricambio di idee e di uomini, è ur vero che bisogna mettere un freno al tentativo di voler far trionfare accentuati individualismi dinanzi ai quali aspirazioni, programmi ed occasioni di discussione e verifica si dissolvono solo in strumentali e pietose occasioni di polemico confronto. Sacrificare gli interessi individuali ed accrescere le garanzie di tutti è invece un modello operativo che può far aprire un considerevole credito presso l’ancora variegata avvocatura italiana e, in particolare, presso i tanti giovani che alimentano giuste speranze, chiedono certezze e sono stufi di manipolazioni strategiche nel richiamo una toga che merita sempre più il massimo rispetto.